Divenire se stessi
Diventare una persona. Essere capaci di stare dentro alla propria pelle. Avvertire nel mutare del tempo il senso di continuità. Transitare dalla vita gruppale alla solitudine esistenziale. Aprirsi alla ricerca della propria unica ed originale identità. Stare con gli altri senza sentire minacciata la propria individualità. Sono questi i movimenti emotivi che ogni figlio affronta per uscire dal bozzolo domestico e trovare il modo di svincolarsi, affermarsi ed esistere.
Adolescenti e famiglie alle prese con nuovi scenari familiari
Tommaso va dicendo: “Sapessi quanto è bello imparare a comunicare con gli altri e raccontare loro quello che senti. Sapessi quanto sono contenti i genitori quando tu parli… Quando vorrai qualcosa allora sforzati, insisti per farglielo capire,... non lasciar perdere…”. (dall’archivio di F. Berto)
Il futuro non è più un diritto, una certezza, una realtà prevedibile.
Il futuro, allora, va costruito.
La crisi che stiamo attraversando implica questa consapevolezza che sta a noi determinare come esso sarà.
E per costruirlo ognuno dovrà abbandonare l’idea di accaparramento delle risorse a proprio favore per comprendere che il suo domani dipende anche dallo stato di benessere dell’altro.
I genitori smarriti sono mariti e mogli che hanno costituito una coppia basata su pensieri illusori e che, persi nelle loro vane chimere, vivono eternamente arrabbiati ed insoddisfatti.
Boicottano chiunque voglia far loro comprendere che la vita non è come la credono.
Rifuggono la ricerca della verità e rimangono sempre degli infanti privi delle parole per narrarsi la vita.
Evitano la presa di coscienza scansando ogni processo di crescita che richiede di abbandonare la posizione precedente per far propria, attraverso delle inevitabili crisi, la trasformazione necessaria allo sviluppo identitario.
Lo smarrimento di un genitore negligente, trascurante, maltrattante ed incompetente è perciò dovuto all'impossibilità di poter vivere il lutto depressivo che lo porrebbe di fronte ai suoi limiti. La consapevolezza dei propri errori viene costantemente oscurata da una paranoia dilagante che colpisce figli, coniuge, parenti, operatori, società. Un persistente senso di ingiustizia copre la tristezza che l'utente avvertirebbe se lasciasse le proprie fantasie di eterna vittima sofferente ed innocente.
Le parole dei piccoli raccontate da Francesco Berto
Comincio subito con Marco, un bimbo estroverso di sei anni o giù di lì, che racconta:
“All’asilo mi comporto male perché faccio lo sgambetto a Giorgia che cade per terra facendosi sangue ad un ginocchio, calcio il pallone sopra il tetto della scuola e scarabocchio con il pennarello il disegno del mio amico Simone che invece di ridere per lo scherzo diventa mio nemico e fa la lotta con me.
La maestra ci vede e ci castiga tutti e due.
Quando il papà viene a prendermi mi chiede: -Sei stato bravo e buono?-.
Io penso di dirgli di no, ed invece divento un bambino automatico che gli dice di sì per accontentarlo.
E si vede che è felice della mia risposta perché prima mi accarezza la testa e poi mi bacia”.
Marco racconta una bugia per vendersi come quel figlio bravo e buono che il padre vuole che sia, in modo da impedire al genitore di rifiutarlo.
La bugia allora la racconta più a se stesso che al genitore!
Non vi pare?
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