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Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
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    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
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    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

La scelta di questo testo capita un po’ per caso, in un momento della mia formazione in cui vi sono più domande che risposte e in cui sento in modo forte e profondo il bisogno di interrogarmi e di capire, innanzitutto me stessa. Colpisce quindi subito il titolo nel quale si associa all’ascolto di una persona altra lo sguardo a se stessi, uno sguardo che vada nel profondo della propria interiorità psichica. Penso che già da queste prime parole scritte in copertina, l’Autrice mandi un messaggio molto chiaro e riassuma così la specificità dell’intero libro.

Tutti noi siamo costantemente in contatto con gli altri e sentiamo tantissime parole, ma quanto questo udire è un vero ascolto? Questa prima distinzione tra sentire e ascoltare passa quasi in sordina, ma già dalle prime pagine del testo ci si accorge che non possono essere utilizzati come sinonimi l’uno dell’altro per via della profondità, della complessità e della terapeuticità che la parola “ascolto” porta con sé. Nonostante vi sia una conoscenza teorica e concettuale di questa distinzione e nonostante si sappia che le parole veicolano messaggi profondi, nel percorso formativo che sto percorrendo e nel lavoro che svolgo, spesso mi trovo a chiedermi quanto di ciò che sento attraverso l’udito, ma anche con tutti gli altri sensi e sensazioni che provo, sia un vero ascolto e una “corretta” comprensione di ciò che il paziente mi dice.


Ecco che con il libro tra le mie mani mi approccio con curiosità a scoprire nuovi punti di vista e nuovi sguardi sulle mie esperienze personali e lavorative aprendo così la porta a domande e riflessioni.
In primo luogo, non appare scontato che basti avere delle orecchie per ascoltare: questa azione, ascoltare in senso terapeutico, richiede più coraggio e attenzione di quanto si possa pensare. L’autrice in questo libro ben evidenzia la relazionalità di questa azione e la complessità che la caratterizza. Ascoltare in senso psicoanalitico parte dal presupposto che lo psicoterapeuta abbia fatto un percorso di crescita e di conoscenza di sé e del proprio mondo interno che in un certo qual modo segue il percorso di vita di un bambino, che non è altro che ciò che i pazienti sperimentano con il proprio psicoterapeuta.


Il bambino nel suo primo periodo di vita, così come il paziente, ha bisogno che vi sia una figura materna che lo ascolti e che lo aiuti pian piano a conoscere e mettere in parola ciò che lui stesso vive. Attraverso la relazione con questa figura materno-terapeutica è possibile traghettare da un sentirsi ascoltati ad un sentirsi compresi e tradotti dall’altro, ad una messa in parola di se stessi.


L’autrice entra nelle profondità e nelle difficoltà di questo auto-ascolto di sé, poiché significa mettere in relazione e in comunicazione i molteplici personaggi interiori in un profondo e inconscio dialogo gruppale. Ecco che quindi come il bambino impara ad ascoltare e verbalizzare i propri bisogni, la persona che compie un percorso psicoanalitico, attraverso l’ascolto del proprio terapeuta, impara ad ascoltare e a mettere in relazione il suo mondo interno, fatto di tante voci differenti che a volte possono sembrare un coro un po’ stonato ed emergere con delle note poco piacevoli, come possono essere i sintomi. Il dare parola e prestare l’orecchio a ciascuna di esse e trovare una propria sinfonia e melodia è ciò che si cerca di fare nella relazione terapeutica.


L’autrice accompagna così il lettore in una profonda riflessione che pone al centro di tutto un continuo apprendimento e una continua conoscenza di sé e dell’altro e della peculiare relazione che si instaura.


La scansione delle parti che compongono il libro evidenzia proprio ciò: è solo a partire dalla relazione con un altro e dal sentirsi ascoltati che è possibile ascoltare sé stessi, ascoltare l’altro e trovare un modo unico e originale di ascoltare la relazione. Non a caso in questo libro lo psicoterapeuta viene chiamato psico-socio-analista: questa parola comprende in sé la parte di individualità psichica, la composizione sociale e corale che sta dentro e fuori la persona e infine la profondità analitica e dinamica con cui osserva. Colpisce come la relazionalità e la reciprocità siano centrali in questo percorso di scoperta in cui si conosce se stessi per conoscere gli altri e, allo stesso tempo, lo stare in relazione con un’alterità permette di approfondire la conoscenza di sé. La seduta psicoterapeutica diventa un momento di incontro e la possibilità di fare un viaggio nella profondità di sé: il terapeuta diventa quindi compagno di viaggio che potrà essere a tratti guida rassicurante, a tratti madre che lascia sperimentare stando dietro. Dalla posizione osservativa in cui mi trovo (psicoterapeuta in formazione che svolge un percorso di analisi personale) mi sono trovata a scorrere pagina dopo pagina interrogandomi sull’ascolto dei miei pazienti e di me stessa e riscontrando in me un crescente interesse e fascino per lo sguardo analitico e la capacità di ascoltare, comprendere e dar voce a un mondo interno sconosciuto e irripetibile.
Quanto può essere affascinante percorrere questo viaggio di conoscenza? Ma anche quanto può essere pauroso! La cornice solida e le coordinate teoriche di riferimento sono stelle polari che guidano il marinaio alla scoperta di mondi nuovi e nascosti. Ecco che quindi questo libro non dà soluzioni, ma propone uno sguardo – quello dell’Autrice, attraverso il quale traspare tutta la curiosità, la bellezza e la ricchezza con cui si può iniziare a navigare cogliendo tutte le sfumature del viaggio e degli incontri che avverranno.

 

Elisa Arrigone - Psicologa

 

Torna al libro "Ascolto del Paziente"

 

Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.